

Dall'uomo alle piante, i sensori indossabili alla Biennale
Tecnologia del Campus Bio-Medico Roma simula dialogo uomo-natura
Stanno diventando ubiqui. Nei braccialetti, negli smartwatch, nei vestiti. I sensori miniaturizzati possono essere portati con sé 24 ore su 24 e consentono di monitorare i più diversi parametri fisiologici. Un gruppo di ricercatori dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, che da anni lavora a questa tecnologia, ne ha ora testato la possibilità di utilizzo nelle piante e questa applicazione è stata impiegata in un'installazione ('City of Plants') presentata dallo studio Mad presentato alla Biennale di Venezia 2025. L'allestimento coniuga l'arte con la ricerca scientifica e punta a coinvolgere i visitatori invitandoli a esaminare il rapporto tra architettura, natura e tecnologia, attraverso l'esplorazione di tre sistemi interconnessi, in cui l'ambiente interagisce con la presenza umana. In questo scenario giocano un ruolo importante i biosensori. I sensori indossabili permettono di misurare diversi parametri: dall'attività cardiaca, alla funzionalità respiratoria, dalla temperatura al movimento delle articolazioni, consentendo, per esempio di rilevare anomalie nel battito del cuore o di guidare il percorso di riabilitazione. Anche le piante, tuttavia, emettono segnali. La nuova tecnologia ha sfruttato questa caratteristica per animare l'installazione presentata alla Biennale. "Le piante inviano messaggi che possono essere codificati e interpretati attraverso dei biosensori collocati all'interno delle teche in prossimità delle piante", spiega Daniela Lo Presti, ricercatrice all'Unità di Ricerca di Misure e Strumentazione Biomedica del Campus Bio-Medico, che ha messo a punto i sensori in grado di far dialogare le piante con i visitatori. I sensori, leggeri e trasparenti, "rilevano informazioni ambientali legate allo stato di salute delle piante e i dati raccolti vengono trasformati in suoni e luci, generando un ambiente immersivo in costante evoluzione". Altri sensori, rilevano le vibrazioni generate dai movimenti della ghiaia al tocco dei visitatori e le convertono in suoni, fornendo una percezione dell'interazione tra uomo e natura. Quello dell'applicazione dei biosensori al mondo vegetale è "un progetto nato spontaneamente dalle idee creative e dall'entusiasmo dei nostri ricercatori, che hanno saputo far squadra all'interno e all'esterno della nostra università", spiega Eugenio Guglielmelli, rettore dell'Università Campus Bio-Medico di Roma. "Questo è emblematico del contesto e dei valori del nostro ateneo, che promuove da sempre un approccio di formazione e di ricerca aperto, inclusivo e interdisciplinare". "Alla Biennale abbiamo portato la nostra ampia esperienza nello sviluppo di sensori basati su fibre ottiche, che utilizziamo abitualmente nei nostri sistemi wearable e, in generale, nei sistemi di misura che sviluppiamo", aggiunge Emiliano Schena, presidente del Corso di Laurea triennale in Biomedical Engineering dell'Università Campus Bio-Medico. "Questi strumenti ci consentono di raccogliere informazioni preziose e accurate sullo stato di salute dell'organismo umano. Ma anche le piante sono esseri viventi e le informazioni da loro captate tramite i sensori ci consentono di ricavare informazioni utili legate alla crescita della pianta stessa e all'ambiente circostante", conclude Schena.
R.Betancur--BT