

Dna solitario di Ötzi, diverso da quello dei suoi contemporanei
Si scosta da quello di 47 abitanti preistorici delle Alpi
Il confronto con il Dna antico di 47 abitanti preistorici delle Alpi del Trentino Alto-Adige ha messo in luce che Ötzi, la celebre mummia rinvenuta su quelle stesse montagne, aveva un Dna molti diverso: nonostante molti punti di somiglianza con gli individui vissuti nella sua stessa zona fra 3.500 e 8mila anni fa, sia il cromosoma Y ereditato dal padre, sia il Dna mitocondriale ereditato dalla madre non sono stati trovati in nessuno dei genomi analizzati, lasciando aperte alcune domande sull'origine dell'uomo sepolto nel ghiaccio, vissuto tra 5.400 e 5.100 anni fa.Lo indica lo studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature Communications e guidato dall'istituto Eurac Research di Bolzano, al quale hanno partecipato anche la Soprintendenza per i beni e le attività culturali e l'Università di Trento. Le analisi condotte dai ricercatori coordinati da Valentina Coia hanno permesso anche di fare luce sulla storia di questi gruppi preistorici e sui loro legami con lontane comunità provenienti, ad esempio, dalla Russia o dall'Anatolia, l'attuale Turchia, colmando un'importante lacuna riguardante l'area delle Alpi trentine. I risultati indicano infatti che. fra gli individui analizzati, l'uomo più antico, vissuto circa 8mila anni fa, era strettamente imparentato con i cacciatori-raccoglitori occidentali, ma il suo genoma mostra anche un contributo pari al 16% circa da parte di cacciatori-raccoglitori provenienti dalla Russia. Ciò dimostra un mescolamento tra questi due gruppi avvenuto tra i 15.700 e i 10.300 anni fa. Altri individui vissuti invece in un periodo più recente, tra 6.600 e 6.300 anni fa, possedevano uno stretto legame con i primi agricoltori provenienti dall'Anatolia. Infine, la ricerca ha contribuito alla comprensione di un altro fenomeno che interessò l'Europa: la migrazione di gruppi di pastori dalle steppe eurasiatiche a partire da circa 5.000 anni fa. "Le nostre analisi - dice Coia - dimostrano che queste migrazioni hanno avuto un impatto genetico molto limitato sui gruppi alpini. Nonostante ciò, la componente genetica 'steppica' comparve nel territorio delle Alpi orientali prima che in altre zone del Nord Italia, aggiungendo un importante tassello alla comprensione di questo fenomeno complesso".
N.Echeverri--BT